Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/63

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Capitolo terzo. 41

tio e un continuo far vittime, che passiamo al buon Legnani che ne orna i fianchi del suo camello. In poco tempo eravamo materialmente stanchi della fucilata e sazii della carneficina, e non avevamo fatto che pochi passi, dopo ripreso le nostre cavalcature, quando avanti a noi vediamo attraversarci la strada un piccolo quadrupede, poi due, poi una sequela infinita: sono piccole scimmie che inseguendosi forse per giuoco, passavano dalla destra alla sinistra sponda. Attraversato questo vero paradiso dei cacciatori, risaliamo altre alture per discendere in altri piani; incontriamo qualche truppa di pecore e buoi, il sole tramonta e sempre camminiamo. A quest’ora, attorno ai pozzi scavati nelle sabbie, è un vero formicolio di selvaggina che vi si raduna per abbeverarsi e che noi ci accontentiamo di disturbare col nostro passaggio per non fare un inutile macello. Non sappiamo dove troveremo alloggio a Keren, per cui non volendo arrivare a notte inoltrata, voremmo fermarci per proseguire l’indomani, ma i nostri camellieri non acconsentono, ripetendoci che siamo vicinissimi alla meta. Avanti dunque; si scorge un lume, ma non è che l’abitazione di un agricoltore che ha i suoi campi lontani dal villaggio. Finalmente i lumi si moltiplicano, passiamo fra molte capanne; nell’oscurità si distingue dell’abitato, e non sapendo dove dirigerci, ma memore dell’ospitalità usatami nei conventi di Terra Santa, ci facciamo portare alla Missione, certi di trovarvi rifugio almeno per la prima notte. Alla destra, avanti una casa di cui nell’oscurità si distinguevano a stento i contorni, vediamo il largo cappello di una suora che con un fanale entra da una porta, e piegato a sinistra siamo, dopo pochi passi, alla casa dei missionarii. La carità cristiana che andavamo ad incontrare, il forte contingente di quell’appetito che collima colla fame, che portavamo noi, e il sapere od almeno il supporre che la buona e abbondante tavola non fa mai difetto nei conventi, ci avevano fatto sognare una cena poco meno che luculliana, e