Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/131

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quinta composizione, Iddio se ne valse nel disegnare l’universo. Tutte le cose dette se persona le mette tra se a ragione, e muove a se stessa il dubbio se bisogni dire che i mondi sono di numero infiniti ovvero finiti, giudicherà immantinente che il dirgli infiniti è credenza d’uomo selvaggio di quelle conoscenze di cui non si avria da essere selvaggio; ma se c’è per natura un solo mondo o cinque, piuttosto per questo rispetto ella avrebbe ragione di stare in perplessità. La mente nostra ci dice che, secondo verosomiglianza, c’è per natura un solo mondo: altri guardando a qualche altra cosa opinerà diversamente. Ma lasciamo questo, e i generi, nati or ora nel nostro ragionamento, spartiamo in fuoco e terra ed acqua e aria. Alla terra diamo la figura cubica, conciossiachè sia il più immobile dei quattro generi ed il corpo più plastico; e tale per somma necessità è quel corpo che ha securissime basi. Ora dei triangoli proposti a principio, quei che hanno due lati uguali compongono naturalmente base più secura che quei che hanno tutti i lati disuguali; e rispetto alla figura piana formata da ciascuna di queste due spezie di triangoli, il tetragono equilatere (ch’è fatto da’ triangoli isoscili), nelle parti e nel tutto, per necessità sta più fermo del triangolo equilatere (ch’è fatto da triangoli scaleni). Salviamo perciò la verosomiglianza assegnando tale figura alla terra, e la figura meno mobile fra quelle che restano all’acqua, e la mobilissima al fuoco, e la figura media all’aria; ed assegnando il corpo piccolissimo al fuoco, il grandissimo all’acqua, ed il medio all’aria; e l’acutis-