Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/144

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luogo dell’universo dove il fuoco sorti principalmente la sua stanza, e dov’è la copia maggiore d’esso, verso alla quale ogni fuoco si move; ed avendo cotanta virtù, pigli parti del fuoco, e le ponga ne’ piatti d’una bilancia, e, levando di forza la libbra, tragga il fuoco per l’aria, la quale è sua dissimile; è manifesto come la parte minore di fuoco cede alla forza più facilmente della parte maggiore. Conciossiachè levando su due corpi, insieme e con una forza medesima, è necessario che il più piccolo secondi più il più grande meno, la forza che li tragge; allora, il molto si dice grave, e che va giù s il poco si dice leggiero, e che va su. Coghiamocii ora noi stessi m questa sperienza, qui giù in terra. Si, camminando; noi dispicchiamo della materia terrena, e qualche fiata della terra stessa, e la traggiamo di forzane l’aria ch’è sua dissimile, contro natura, perciocchè e l’aria e la terra si tengono con amore al loro congenere. Ora il più piccolo s’umilia più facilmente e prima del più grande alla nostra forza, e si lascia trarre prima verso al dissimile: pertanto diciam questo, leggiero, e il luogo al quale lo traggiamo, su; e il contrario, chiamiamo grave e giù. Ma codesti riferimenti variano; perciocchè, le moltitudini dei generi occupando luoghi contrarii, quel che è leggiero in un luogo tu ritrovi che diventa ed è contrario e obbliquo e totalmente diverso vers’a quel che è leggiero nel luogo dirimpetto, e così pure il grave verso al grave, e il su al su, e ti giù al giù. Non-