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Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/153

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queste cause (fatali); però il bene (o l’ordinamento finale) in tutte le cose che nascevano l’operò egli medesimo. Bisogna pertanto distinguere due spezie di cause, l’una necessaria, l’altra divina: la divina si vuole cercare in ogni cosa per procurarci vita felice per quanto è capace la natura nostra; e la necessaria si vuole cercare in grazia della divina, facendo avvertenza come senza la causa necessaria non si può neppure considerare per se sola con la mente la causa divina a cui aneliamo, nè comprenderla, nè altrimenti comechessia partecipare di lei.

Come una materia preparata giace accosto a fabbri, così giacciono presso a noi codesti due generi di cause, delle quali s’ha a tessere il discorso rimanente. Perciò rifacciamoci dal cominciamento in breve, e torniamo là ratto da onde ci movemmo per qua, industriandoci di porre al discorso una fine ed una conclusione che risponda alle cose ragionate di sopra.

Come s’è dunque detto al cominciamento, coteste cose erano disordinate, e Dio pose in ciascheduna commisuranza, per quanto e per come eran capaci di esser commisurate e rispondenti; perciocchè allora nessuna cosa n’era partecipe salvo se a caso, e universalmente nessuna di quelle cose, che hanno era nome, era degna d’esser nominata così come per esempio fuoco, acqua, od altro che sia: e Iddio primieramente vi messe l’ordine, e di poi ne compose questo universo, animale unico, che abbraccia tutti gli animali mortali e immortali. E degli animali divini fui egli medesimo il fabbro; quanto alla generazione