Pagina:Agabiti - Ipazia la Filosofa, 1910.djvu/14

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Queste frasi ben dimostrano quanto lontano siano stati i biografi di Ipazia dal comprendere l’importanza, anzi, anche solo dal sospettare la esistenza di quell’insegnamento occulto di cui questa scrittrice, forse fu maestra (come risulta da qualche documento e da molti indizi), e che doveva, secondo i nobili propositi dei suoi più colti diffonditori, unire il sapere degli antichissimi popoli della Terra a quello ch’era il frutto della civiltà greca, giunta allora al culmine; e creare uomini degni di comprendere ed insegnare tutto il divino del politeismo morente e del Cristianesimo che sorgeva, di comprendere ed insegnare quanto Ammonio Sacca aveva propugnato: la necessità dell’unione fraterna di tutte le fedi.

Lo studio dei fenomeni e dei problemi metafisici, concernenti l’ultra sensibile, era molto importante per Ipazia, che seguiva i dettami del padre, autore di scritti di matematica insieme e di magia, come pure accenna il Faggi. Compì gli studi nel Museo; ma pel fatto che il padre fu membro di questa istituzione, non si può dedurre che anch’ella vi sia stata aggregata.

Certo deve avere ascoltato con grande larghezza di vedute, dottrine di ogni scuola, perchè tanto Damascio quanto Socrate Scolastico la dicono dotta nel Neoplatonismo e nella sapienza di Aristotile e di altri grandi.

Molti scrittori asseriscono che si recò a fare gli studi ad Atene, e si fondano su di un passo di Damascio in Suida. E questa dimora ad Atene avrebbe avuto una grande importanza per lei, giacchè in quel tempo Plutarco aveva aperto in Atene una scuola di filosofia e di occultismo.

La Blavatsky (v. «Isis Unveiled» vol. II) ci dà come vera l’ipotesi ch’ella sia stata discepola di Plutarco:

Hypatia, dice ella, hat studied under Plutarch, the head of the Athenian school, and had learned all the secrets of theurgy. While she lived to instruct the multitude, no divine miracles could be produces before one who could divulge the natural causes by which they took place».

Sembra che Plutarco apprendesse occultismo neoplatonico dal padre Nestorio, il quale, secondo il Bigoni, sarebbe stato discepolo di Giamblico1; e Nestorio fu certamente molto dotto e stimato, essendo pontefice del corpo sacerdotale sotto l’impero di Valentiniano.

  1. Quanto alle idee occultistiche di questo celebre teurgo non è il caso di insistere: basterà ricordare la sua opera famosa sui Misteri egiziani, tradotta in francese dal Quillard. (v. Le livre de Jamblique sur les Mystères. Charcornac, éd. Paris).