Pagina:Agabiti - Ipazia la Filosofa, 1910.djvu/4

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«Ὅταν βλέπω σε προσκυνῶ, καὶ τοὺς λόγους τῆς παρθένου τὸν οἲκον ἀστρῷον βλέπων εἰς οὐρανόν γάρ ἐστι σου τὰ πράγματα, Ὑπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία, ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως.»

Quando io ti vedo e odo la tua voce, ti adoro, guardando la casa stellata della vergine: poichè i tuoi atti si estendono al ciclo, o divina Ipazia, ornamento di ogni discorso, stella purissima dell’arte della sapienza.




NOTIZIA STORICO-BIBLIOGRAFICA


Sommario. — I. Ragione di questo studio. — II. Alessandria d’Egitto nel secolo IV d. G. C. — III. Vita, coltura, virtù, discepoli d’Ipazia. — IV. Scritti d’Ipazia. — La filosofia platonica e la neoplatonica in Alessandria. — V. San Cirillo ed i parabolani contro Ipazia. — Sua tragica fine.


I. — Le Parche, dicevano i Greci, divinità misteriose, tessono, tessono, in telai d’alabastro, con fili bianchi e rossi, una tela mortale: per dare vesti, veli, alle scintille del Cielo, alle anime. Il telaio d’alabastro, lo scheletro umano; i fili policromi sono i nervi, sono le vene ed i fasci di fibre di carne.

Talvolta non scintille, ma in mezzo ai veli cadono i soli: cadono stelle, prive di natural fuoco distruttivo, ma fatte soltanto di luce.

Che in questo basso inferno perfezionino le esperienze del dolore anime rozze è regola: d’eccezione però la caduta quaggiù di enti pel completo evoluti, sostanze costrutte di soave melodia.

Quando tal caso avviene c’è una ragione: sono pure Essenze, dicevano i Greci, sono eroi, uomini cioè molto vicini agli Dei, e che scendono o per purificare la Terra dai mostri, come Teseo ed Ercole, o per servire altrui d’esempio: Lino, Museo, Orfeo!

Questi spiriti eccelsi, per vie diverse, con la musica o con l’architettura, con la matematica o la poesia, compirono la missione celeste, espressero la copia delle idee sempiterne che portarono nel grembo dall’alto.