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occultiste), vi combattè l’ultima ed infelice battaglia contro il dilagante prepotere del Cristianesimo. Dall’un lato v’erano, tolto l’occultismo, idee mortali difese da uomini grandi: dall’altro stava un ideale immortale propugnato da indegni sacerdoti e da infime plebi.

Come reazione all’assalto dei satrapi, il mondo greco avea avuto un movimento d’espansione nell’Oriente mediterraneo, giù fino all’India.

La conquista di Alessandro, l’apertura del delta del Nilo al commercio mondiale, la costruzione d’Alessandria e del suo celebre faro e dei suoi colossali istituti di coltura, mutano radicalmente l’Egitto antico e lo asserviscono di fatto alla Grecia1.

In Alessandria viene sistemato, approfondito, raccolto e sublimato, quanto da pensatori solitari, da scuole avversarie, in tempi e luoghi disgiunti, era stato pensato nella terra greca e nel mondo barbarico.

Una folla multicolore approda al suo porto; dottrine pure strane e di cento civiltà, l’oratoria di dotti greci e barbarici fa penetrare nell’aule del suo Museo tolemaico.

Ogni dottrina scientifica o religiosa vi annovera qualche rappresentante famoso.

La ristretta concezione mosaica, vi s’allarga e si perfeziona; il paganesimo fuso con la filosofia idealistica greca, sistematizza; il Neoplatonismo



    dall’imperatore, anche i semplici membri. In tutto e per tutto, dunque, questo μουσεῖον, questo ἀνδρῶν ἐργαστήριον, questa sede riservata al βίος, alle ζητήσεις dei sapienti (se mi è lecito far qui entrare ciò che dice Eliodoro di Delfo che era paragonabile ad un μουσεῖον, questa τράπεζα ξυγκαλοῦσα τοῖς ἐν πάσῃ τῇ γῇ ἐλλογίμους, era una dipendenza della Reggia alessandrina». (Pag. 129-131).

  1. «In altri paesi gli Elleni abbattutisi in popoli giovani e rozzi, poterono in primo tratto stabilirsi come padroni; non così nella vecchia incivilita valle del Nilo. Trattati al primo loro comparire sulle coste d’Egitto, come Normanni e Pirati, solo dopo parecchi secoli, regnando i Psammetichi e gli Amasi, sono divenuti ospiti, coloni, mercenari; hanno ottenuto di fondare l’emporio di Naucrati; sono sparsi nella contrada chi per ragione di mercatura, chi per militarvi, chi per insegnare il greco, chi per vedere il paese; già stanno per assumere, alcuna volta il protettorato dell’Egitto di fronte alla Persia. Infine, dopo parecchi altri secoli, l’occupazione macedonica li fa padroni veri ed assoluti della terra dei Faraoni. È questo il momento solenne in cui l’uomo egiziano diventa in patria sua secondario per sempre.»

         «Si apra il libro di Arriano su i fatti di Alessandro e si noti quel che l’Eroe curò principalmente in Egitto, e quel che trascurò o curò meno. Nel suo itinerario, l’alto Egitto, l’Egitto di Tutmosi e di Ramse, non figura punto. Ciò che figura è il Delta, il basso Egitto, l’Egitto ionico (Pelusio, Eliopoli, Memfi, Canopo, il Faro) la ragione cioè già famigliare agli Joni e Carî di Psammetico e di Amasi, ed ai Milesi fondatori di Naucrati. La visita spirituale di Ammone non procede direttamente per la via interna; ma è, nell’andata come nel ritorno, subordinata alla discesa di Alessandro al mare. Il Delta e la costa, questo è l’Egitto del presente e dell’avvenire. Ed è qui che Alessandro si fa vedere ed opera. Coloro che avevano tenuto il paese prima di lui, non avevano mai voluto aprire il mare, non avevano mai voluto aprire il porto così naturale che offriva la spiaggia, non avevano mai permesso se non il ristretto, limitato commercio della bocca canopica. Tutto ciò muta con Alessandro. Ed è tale mutazione che il commercio del mondo classico coll’Egitto si direbbe iniziato da lui.»

         (Lumbroso, «L’Egitto dei Greci e dei Romani», p. 63-64).