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14. Il primo dossier dell'FBI     129


quelli compromessi. Gli investigatori analizzano la corrispondenza tra i file sul web e quelli trafugati – che viene acclarata – e focalizza, quindi, l’attenzione su public.resource.org.

Tra gli atti del fascicolo dell’FBI viene acquisita una lettera, inviata il 3 ottobre 2008, nella quale public.resource.org si definisce una corporation non profit che “porta avanti progetti di interesse pubblico su Internet”.

La lettera era stata inviata al presidente di una commissione sulle regole di procedura del sistema giudiziario, il giudice Rosenthal.

In sintesi, nella lettera si poneva l’attenzione su alcuni tipi di dati che erano soliti rimanere ben visibili nei documenti delle corti e che erano accessibili con PACER. In particolare, informazioni sulla sicurezza sociale, dati di terzi, dati di minori, dati fiscali, dati di nascita e, in alcuni casi di atti penali, persino l’indirizzo di residenza dei soggetti coinvolti in casi giudiziari.

Nella missiva si ammette che tali risultati sono legati a una preliminare attività di auditing effettuata su documenti delle corti distrettuali; come allegato, viene incluso un DVD contenente 2.282 documenti che erano, secondo il mittente, problematici e vulnerabili, al fine di evidenziare possibili violazioni della privacy dei cittadini.

La lettera, inoltre, suggerisce all’amministrazione della giustizia di ripensare completamente le regole identificative dei soggetti coinvolti in un giudizio o in un procedimento, usate nel trattamento dei documenti, e suggerisce delle strategie e degli strumenti specifici per anonimizzare i dati durante la scansione dei documenti.

Il quadro sta diventando, per l’FBI, più chiaro: il passo successivo è quello di acquisire agli atti un articolo di giornale del 12 dicembre 2008 dal titolo molto minaccioso: “Ribelle online pubblica milioni di dollari di fascicoli dei tribunali USA gratuitamente”.

La notizia esce su Wired, un’importante rivista tecnologica, e tra le righe si fa il nome, espressamente, di Carl Malamud, attivista che era solito domandare a gran voce un diritto di accesso a tutti i documenti legali pubblici negli Stati Uniti d’America, affinché i cittadini potessero consultare tali dati gratuitamente.

In questo articolo – lo vedremo meglio a breve – Malamud non usa mezzi termini e si lascia andare a toni aggressivi.

Definisce il sistema PACER come un’assurdità, come un vero e proprio “difetto” dell’intero sistema della giustizia americana; al contempo, domanda a tutti gli avvocati del Paese di donare alla sua organizzazione, uno ad uno, i documenti che ogni giorno scaricano da PACER.

Lui promette, dal canto suo, di classificarli con cura e di pubblicarli gratuitamente sul sito della sua organizzazione. Afferma, esplicitamente, di essere già in possesso di ben il 20% dei file dell’archivio PACER, con le decisioni degli ultimi 50 anni.