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19. "Legacy"     197


Dopo il periodo di crisi, ricorda Aaron, venne però il momento di godersi la libertà. Questo trauma, durato diversi mesi, aveva generato qualcosa di buono e gli aveva aperto nuove prospettive su ciò che voleva realmente fare nella vita. Anche per tutelare la sua salute. Nella parte centrale del post, in particolare, il ragazzo cerca di rassicurare gli ascoltatori alla conferenza sul fatto che quel suo brutto passaggio nella luccicante Silicon Valley fosse stato, comunque, per lui necessario. Si rivelò indispensabile per comprendere chiaramente che cosa volesse fare nella sua vita. Da lì in avanti, infatti, iniziò con un flusso interminabile di idee e di progetti. E nelle righe che seguono si noterà, proprio, questo affastellarsi di contatti, persone, progetti iniziati e abbandonati e altri, invece, portati avanti con successo: un quadro che descrive egregiamente, con le sue stesse parole, come sarà la sua vita, e come si connoteranno le sue giornate, di lì in poi.

I primi giorni senza un lavoro sono stati strani – rammenta – Sono rimasto in casa. Ho approfittato del sole di San Francisco. Ho letto qualche libro. Ma, presto, ho sentito che avevo di nuovo bisogno di partire con un progetto. Ho iniziato a scrivere un libro. Volevo raccogliere tutti gli studi interessanti che avevo trovato nel campo della psicologia e raccontarli non come risultati di ricerche ma come storie. Ogni giorno andavo a Stanford per fare ricerche nella loro biblioteca (Stanford è un’ottima scuola per psicologi). Ma, un giorno, ricevetti una telefonata da Brewster Kahle. Brewster aveva fondato Internet Archive, un’incredibile organizzazione che cerca di digitalizzare tutto ciò su cui riesce a mettere le mani e, poi, di metterlo in rete. Mi disse che voleva iniziare un progetto di cui avevamo parlato in passato. L’idea era quella di raccogliere informazioni su tutti i libri del mondo in un unico luogo, un wiki gratuito. Mi misi subito al lavoro e, nei due mesi successivi, iniziai a telefonare alle biblioteche, a coinvolgere programmatori, a lavorare con un designer e a fare ogni sorta di altri lavori strani per mettere online il sito. Quel progetto ha finito per diventare Open Library e una versione dimostrativa è ora disponibile su “demo.openlibrary.org”. Gran parte del progetto è stato realizzato da un programmatore indiano di grande talento: Anand Chitipothu. Un altro amico, Seth Roberts, ci ha suggerito di trovare un modo per riformare il sistema di istruzione superiore. Non siamo riusciti a trovare una soluzione valida, ma ci siamo trovati d’accordo su un’altra buona idea: un wiki per raccontare agli studenti come sono i diversi lavori nella nostra società. Il sito dovrebbe essere lanciato a breve. Poi un altro vecchio amico, Simon Carstensen, mi ha mandato un’e-mail dicendomi che si stava laureando e che voleva fondare un’azienda con me. Avevo conservato una lista di aziende che ritenevo avessero delle buone idee, e ho estratto la prima dalla lista. L’idea era questa: rendere la costruzione di un sito web facile come l’operazione di riempire una casella di testo. Nei mesi successivi abbiamo lavorato alacremente per rendere le cose sempre più semplici (e anche un po’ più complesse). Il risultato, lanciato un paio di settimane fa, è “Jottit.com”. Mi sono anche iscritto, come mentore, a due progetti della Summer of Code, entrambi straordinariamente ambiziosi e che, con un po’ di fortuna, dovrebbero essere lanciati a breve. Ho anche deciso di dedicarmi al giornalismo. La scorsa settimana è stato pubblicato il mio primo articolo su carta stampata. Ho anche aperto un