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202      Aggiustare il mondo


confronti del mondo degli hacker – e del MIT, che avrebbe tradito tutti i suoi principi.

Aaron dichiara, all’inizio del documentario, come crescendo si fosse reso conto che, nel mondo attorno a lui, ci fossero tante cose che andavano cambiate e che potevano essere cambiate, e che erano sbagliate e, quindi, dovevano essere per forza cambiate. Nel momento in cui ha capito quelle cose, ha capito anche che non si poteva più tornare indietro.

Il documentario insiste, nei primi fotogrammi, sulle immagini, e oggetti, che hanno caratterizzato l’infanzia di Aaron.

Da bambino viene ripreso con, spesso, in mano un libro; appare determinato, e con una curiosità senza fine. Legge, ma spiega anche, e questa voglia di spiegare è molto importante nei progetti che vorrà portare avanti da adulto. La madre ricorda che quando tornò a casa dalla sua prima lezione di algebra, la volle subito insegnare ai fratelli.

Non è, quindi, un caso che i suoi primi progetti, da bambino, riguardassero la programmazione – vista come “strumento magico” che avrebbe potuto risolvere i problemi che gli esseri umani non riuscivano a risolvere – e dei repository di conoscenza, dove chi sapeva poteva inserire informazioni, e altre persone potevano correggere eventuali errori o integrare quelle informazioni.

Fu allora naturale, anche se eccezionale, per lui entrare nella cerchia di programmatori e programmatrici che stavano sviluppando l’RSS attorno al lavoro e la guida di Tim Berners-Lee. Naturale perché l’RSS era proprio uno strumento che avrebbe consentito di recuperare sommari ed estratti di contenuti presenti su altre pagine web – si poteva usare, ad esempio, per i blog – per poi avere una sintesi sempre aggiornata di cosa stesse capitando sulle altre pagine e per creare una lista unificata dei contenuti che venivano man mano pubblicati.

Viveva, insomma, con un desiderio innato di raccogliere informazioni ma, anche, di ordinarle affinché fossero realmente fruibili da parte delle persone e, quindi, concretamente utili.

Anche perché, il collegamento tra le informazioni avrebbe portato, come conseguenza, il collegamento tra le persone e le loro menti.

Un’altra cosa che è rimasta di lui, ed è descritta chiaramente nella prima parte del documentario, è il suo mettere tutto in discussione: la scuola, la società, il business e un’idea arretrata di copyright che stava entrando in collisione, nei ragazzi della sua generazione, con la potenza di Internet e con i nuovi comportamenti che si erano diffusi.

Mise in discussione anche un’università importante come Stanford, dove si immatricolò, ma rimase solo un anno, e poi si scagliò contro quel mondo delle startup che lo vide protagonista subito dopo, con un progetto incredibile: lui e i suoi amici partirono da zero e, giorno dopo giorno, utente dopo utente, semplicemente scrivendo codice, crebbero sino a dar vita a un sito di importanza mondiale e ad attirare l’interesse e i fondi di un gigante dell’editoria. Ma la vita