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Pagina:Alamanni - Avarchide.djvu/65

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CANTO VII

ARGOMENTO

      Anima i suoi Clodin, ma con Boorte
A fronte non riman; tanta è la forza,
Tanto è il valor di lui che spinge a morte
Molti campion, e il buon Rossano sforza:
Ma Segurano a’ suoi più liela sorte
Reca col braccio invitto, e in loro ammorza
La tema sì, che l’inimico stuolo
Fugge ricolmo di spavento e duolo.

i
Già col fero Clodin giungea Brunoro,
Coi guerrier che menò di Segurano;
E divise le parti hanno in fra loro
Per rispinger fra’ suoi chi sia lontano
E dare a gli affannati alto ristoro:
Quel muove a destra e questo all’altra mano,
Poi ciascun quanto può ’l pregare adopra
Per riducerli insieme alla prima opra.
ii
     Diceva lor Clodin: Fratelli amati
Per cui già tante palme riportai,
Or non volete ancora essere ornati
Di vittoria maggior che foste mai,
E ritornarven carchi ed onorati
Di spoglie ostili, e non d’ontosi guai,
Nè smarrire il valor per quel ch’è stato,
Mantre il vostro Clodin non v’era a lato?
iii
     E poi che ritornato intero e forte,
La Dio somma mercede, ora e’ con voi,
Se pensier cangerem, cangerem sorte,
E l’amica fortuna fia con noi.
Apriam de’ nostri cor le chiuse porte
A virtù intera e i due seguaci suoi,
Lo sperare e ’l soffrir, ch’han forza insieme
Di portar sopra il ciel chi ’l centro preme;
iv
     Quanto noi più, ch’oltra ogni nostra insegna
Avrem di Seguran l’alto soccorso
Con l’aspra gente che in Ibernia regna,
Ch’al Britanno furor metterà il morso.
Or pria, cari fratei, che questa vegna
Drizziam verso i nemici ratto il corso,
E che morte non sien l’opra dimostre,
Se ben dormon talor, le virtù nostre.
v
     Dall’altro lato ancor Brunoro il Nero
Quanti sparsi ritruova in un raccoglie.
Non prega umil, ma gli minaccia altero
E ’n tai note superbe i detti scioglie:
Non sia chi speri dall’artiglio fero
Scampar di morte le terrene spoglie
Con fuggir quinci il ferro de’ nemici,
Che ’l troverrà più aguto fra gli amici.
vi
     Chè questa armata man, ch’or voi vedete
Mossa in vostra salute e ’n vostro onore,
In vostro danno e scorno sentirete
Purgar col sangue il pubblico disnore.
Quanto più adunque gran cagione avete
Di tosto rivoltar l’arme e ’l valore
Contro al duro avversario che vi preme,
In cui di doppio ben si mostra speme?
vii
     Se voi guardate ben, non e’ ch’un solo
Quel che tutti vi scaccia e vi spaventa:
Non perchè vaglia più che ’l largo stuolo,
Ma perchè truova in voi la virtù spenta;
Che s’ancor si ralluma, all’alto volo
Del suo furor, che sopra noi s’avventa,
Graverà l’ali tal, che verrà in basso
Come dal visco augello avvinto e lasso.
viii
     Così dicendo lor, gli risospinge
Nell’ordin primo e ’n dietro riconduce.
L’altra parte anco a guerra si raccinge
Seguitando Clodin suo primo duce,
E di sangue novel si ridipinge
L’arenoso sentiero, e ’l ciel riluce
D’altro splendor di ferro, or che ’l ritorno
Vicino appar del fuggitivo corno:
ix
     Il cui tosto arrivar da prima diede
Maraviglia e temenza a’ vincitori,
E ’l popol volentier raffrena il piede
Attendendo il voler de’ suoi maggiori.
Ma il famoso Boorte, che ciò vede,
Con ardenti parole accende i cori
Dicendo: Or giunto e’ ’l tempo in cui di tutto
Il lungo affaticar s’accoglia il frutto;
x
     Perchè il fuggir di quei privi n’avia
D’ampie spoglie onorate e di vendetta.
Or nostra buona, e lor fortuna ria,
Ne torna la mercè ch’era interdetta:
Moviam pur ratti, e si ritrovin pria
Ch’un’altra volta in fuga si rimetta
La vilipesa e mal guidata schiera,
E di lei riportiam vittoria intera.