Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/117

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Altre ne prenda poi di più vermiglie,
E dentro al mosto le disfaccia al foco;
Poi le braccia nudando sciolte e snelle,
400Sopra un drappo di lin che pur allora
Tragga de’ suoi tesor con mille odori,
Le versi e stenda, e colle man premendo,
Le faccia indi passar dentro un bel vaso
Ben purgato, e di terra; e ’l serbi poi
405Per addolcirne i cibi al stanco sposo,
Quando il gusto talor si truove in bando.
Io potrei dir ancor mille altri beni
Che l’industria d’altrui può trar da Bacco:
Ma sopra gli arbor già maturi i frutti
410Veggio aspettarme; e s’io tardassi ancora,
O degli ingordi uccei sarebber preda,
O, dal mondo negletti, a terra sparti.

Pria ch’a quanti ne sono, addrizze il guardo
Il saggio abitator dei campi, al fico,
415Che ’l più tosto vien meno, e più dolce esca
Nasce a mille animali, ed ha mestiero
Di riseccarse al sol mentre ha più forza.
Tessa adunque il villan più canne insieme;
Poi sopra quattro più le ponga assise
420Alte sì, ch’il terren non possa a quelle
Col suo frigido umor donar impaccio;
Cui, di capanna in guisa ove il pastore
Fugge al fosco dicembre i venti e l’acque,