Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/122

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Sul mezzogiorno, e che sia chiaro il cielo,
E ch’alcuna di lor di pioggia o nebbia
Non senta offesa: e dentro a chiuse corbe,
535E tra la paglia e ’l fien, e in alto appese
Servar si ponno: e chi l’attuffa in prima
Infra l’onde con sal, lor cresce i giorni,
Come anco il mèl che le mantien mature.
Né la giuggiola ignobil lasci in bando,
540Che pur nel verno poi rimedio apporta
Quando il gelato umor n’astringe il petto.

Già torne il passo, e con più larga spene,
Al mandorlo giocondo, al noce ombroso,
Alla calda avellana, che sciogliendo
545La sua gonna di fuor, ti fanno aperta
La lor maturità ch’è giunta a riva.
Prendale adunque allor, e d’ogni ’ntorno
Del primiero suo vel le renda nude:
E se ’l contenderan, tra folta paglia
550Stien sepolte due giorni; e per sé stesse
Le vedrai dispogliar l’antico manto:
Quinci con acqua e sal purgate e monde
La dura scorza sua, candide e ferme
Doppiamente verran; poi secche in tutto,
555Dureran quanto vuol chi in guardia l’ave.
Scerna la noce sol, che verme o tarlo
S’han fatto albergo; e ne farà liquore,
Ch’intr’alla sposa sua, tra le sue figlie