Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/130

Da Wikisource.

Raffondar e mondar le fosse e i rivi
Per far largo cammino alle folte acque
750Che ci menan dappoi Vulturno ed Ostro.
Or è il tempo a stirpar gli stecchi e i pruni,
E l’altre erbe noiose, a chi volesse
Di selvaggio terren far lieti c¢lti.

Già bisogna lassar tutto altro indietro,
755E volgere il pensier (ché troppo importa)
Alla sementa sua; né passe il giorno.
Truove il saggio cultor quel grano allora,
Che non varchi l’età d’un anno intero;
Ma nel passato agosto eletto in seme:
760Guardi ch’umor non senta, e sia purgato
D’ogni lordura in tutto; e sia lontano
L’orzo, l’avena, e lo spietato loglio:
Rosso dentro e di fuor, duro, pesante,
Lungo, e ’nciso nel mezzo, che ’l ritondo
765Non ha tanto vigor, ne tanto vale:
Spesso il rinnuovi ancor; che quello istesso
Che nel passato ottobre era perfetto,
Va la virtù perdendo, e d’ora in ora
Si vien cangiando tal (ché così vuole
770La volubil natura), che si face
Altro ch’esser solea negli anni addietro:
E piuttosto addiviene ove più abbonde
L’umido nel terren, che in secco loco.
Molti vid’io cultor che ’l suo frumento
775