Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/149

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Possan lì presso star; ma la consorte,
Le pargolette figlie e le sorelle
L’invitto animo lor, le caste voglie
400Ben p"n monde servar, ma non le membra!
E ’l misero villan, piangendo (ahi lasso!)
E di questo e di quel l’albergo in preda
Di Vulcan vede; e poi si sente alfine
Dal suo crudo vicin lo spirto sciorre.
405Or questa è la cagion, che i larghi piani
Ch’Adda irriga e Tesin, che i culti monti
Sopra l’Arno e ’l Mugnon, che i verdi colli
Di Tebro e d’Allia, e le campagne e valli
Del famoso Vulturno e di Galeso
410(Che già furo il giardin di quanto abbraccia
Serrato da tre mar la fredda Tana)
Nudi di abitator, son fatti selve;
E che il gallo terren, l’Ibero, e ’l Reno
Dell’italica gente ha maggior parte,
415Che l’infelice nido ov’ella nacque.

Guardi adunque ciascun (che tutto vale)
Quando vuol fabbricar, mutando albergo,
E terren rinnovar, ch’ei prenda seggio
Ove il frutto e l’oprar non sia d’altrui:
420Guardi poscia tra sé, ch’ei non si estenda
Vie più là del poter coll’ampie voglie:
Chi vuol troppo abbracciar, nïente stringe.
Lode i gran campi, e nei minor s’appiglie