Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/154

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Che ritornin dal pasco e dal lavoro,
Ove d’acque ad ognor truovin ridotto:
L’altra, per disgombrar le stalle e ’l tetto
535D’ogni bruttura loro, ed ivi addurre
Il letame, le frondi e la vil paglia
Che si stia a macerar l’estate e ’l verno
Per al tempo ingrassar le piagge e i colli:
La terza, ove più scalde il mezzogiorno,
540D’assetate oche, di galline ingorde,
E d’altri tali uccei che son tesoro
Della consorte tua, sia fatta seggio.
Innanzi a tutti poi, gli alberghi faccia
A’ suoi cari animai che ’l membro primo
545Dell’ampia possession sono e gli spirti.
Truovin le pecorelle il loro ostello
Che temperato sia tra ’l caldo e ’l gielo,
E di Zeffiro e d’Euro il fiato accoglia;
Così la capra ancor: ma mezzo sia
550Ben serrato di sopra; e l’altro resti
Sotto l’aperto ciel, di muro cinto,
Per potersi goder sicure il luglio,
Senza lupo temer, l’aria notturna.
Doppio albergo al giovenco, acciò che pose
555Ove guarda Aquilon, la calda estate;
E ’l verno, in quel che sia contrario all’Orse:
Sia largo sì, ch’acconciamente possa,
Ruminando, giacer disteso a terra;
E ’l