Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/159

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Ove si face il vin, sia sopra appunto
Alla cava, s’ei può. La chiusa stanza
Ove l’amara uliva olio diviene
670Sotto il pesante sasso, e bassa e scura
E lontana da l’altre esser conviene:
Ché l’odor e ’l romor fa danno a molti.
Ove giace il villano, elegga accanto
Qualch’ampia sala ove serrati insieme
675Sien gl’instrumenti suoi, che d’ora in ora,
Quanto il bisogno vien, gli truovi al loco,
Né convegna cercar, perdendo il giorno
E l’opera miglior: ma in guisa faccia
Del discreto nocchier che doppie porta
680Sarte, antenne, timoni, ancore e vele;
E nei tempi seren le alluoga in parte,
Che nel più fosco dì, tra nebbia e pioggia,
Al tempestoso ciel, la notte oscura
Ch’or Euro or Noto al faticato legno
685Percuote il fianco, e l’Aquilon la prora,
Solo in un richiamar l’ha preste innanzi.

Ivi in disparte sia l’aratro e ’l giogo,
E più d’un vomer poi, più stive e buri,
Lo stimolo, il dental; sievi il timone,
690Più picciol legni, ch’a grand’uopo spesso
Gli ritrovò il villano in mezzo l’opra:
Poi le zappe, i marron, le vanghe, i coltri,
Le sarchielle, i bidenti, e quell’altre armi