Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/166

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Che ’l vento o ’l viator o ’l mal vicino,
Per furar il giardin, per terra stese;
Non le gregge lavar, che scabbia ingombre;
Non le fosse mondar, purgar i prati;
860Non sospender talora i pomi e l’uve,
O l’ulive insalar; né trarre il latte,
E ’l formaggio allogar che in alto asciughi;
O ’l suo pigro asinel d’olio e di frutti
Carcar talvolta, e che riporte indietro
865Dalla antica città la pece e ’l sevo;
E molte cose ancor che nulla mai
Vietò religion. Poi gli altri giorni
Che la legge immortal concede a tutti
L’uscir fuori al lavor, ma cel contende
870L’aria che noi veggiam crucciosa e fosca
Di piogge armarse, che nel sen gli spinge
Dal suo nido affrican rabbioso Noto;
Non si dee in ozio star sotto al suo tetto;
Ma le corti sgombrar, mondar gli alberghi
875Delle gregge e dei buoi, condur la paglia
Nel fosso a macerar per quello eletta;
Il vomero arrotar, compor l’aratro;
Or tutti visitar gli arnesi, e i ferri
Rammendar, e forbir chi n’ha mestiero:
880Or il torto forcon col dritto palo
Aguzzar e limar; or per la vigna
I vincigli ordinar dal lento salcio;