Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/165

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Che diligente, parca, e ’ntesa all’opra,
830Più che robusto il corpo, aggia la mente.
Di spaventosa voce, alto e membruto
Prenda il bifolco, che bene entro possa
Portar l’aratro, e maneggiar la stiva,
E per forza addrizzar, s’ei torce, il solco;
835Poi d’orribil clamor l’orecchie empiendo,
Del suo timido bue più spesso affrette,
Che battendo o pungendo, il lento piede:
E sia di mezza età; ché quinci o quindi
Non gli vole il pensier, ma fermo il tenga.
840Di più giovin valor, quadrato e basso,
Si sceglia il zappator: ma in quel che deve
Piante e vigne potar, l’amore, il senno,
La pratica, il veder, gli aguti ferri
Più si den ricercar, che ’l corpo e gli anni.
845Servi il dritto a ciascun, né prenda speme
Di tener l’opre rie gran tempo ascose:
Sia sempre verso il Ciel fedele e pio;
Guardi le leggi ben, né venga all’opre
Contra i comandi suoi nei festi giorni:
850Né gli lasce ir però del tutto indarno
Dietro a folli piacer; ché in essi ancora,
Senza offender lassù, può molto oprare.
Poiché son visitati i sacri altari,
Già non ti vieta il Ciel seccare un rivo
855Che può il grano inondar; drizzar la siepe