Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/179

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allor gli eletti quadri
290Ove dee seminar; sian dritti i solchi;
Surgan le porche eguai, di tal larghezza,
Che tenendo il villan fuor d’essa il piede,
Tocchi il mezzo con man, né gli convegna
L’orma in essa stampar quando è mestiero
295Di piantar, di sarchiar, di coglier l’erbe.
Non passe il sesto piè: sia per lunghezza
Due volte il tanto; e dove abbondi umore,
O dove calchi il rio, due piè s’innalzi,
E nel secco giardin gli basti un solo.
300Tra l’uno e l’altro quadro, ove sia il modo
Di vive onde irrigar, si lasce in mezzo
L’argin che questo e quel sormonte in guisa,
Che prestando esso il varco all’onde estive,
Poi le possa inviar fra l’erbe in basso,
305Quando vuole il cultor, con meno affanno.
Poiché del quinto dì vicino è il tempo
Che tu ’l vuoi seminar, purgar conviensi,
Che non resti una sol, che ’l sen gl’ingombre,
Delle barbe crudei ch’han vinto il verno:
310Poi colle proprie man (né ’l prenda a schifo;
Ché suol tanto giovar) tutto il ricuopra,
Che ben ricotto sia, d’antico fimo;
Chi n’ha, dell’asinel, che men produce
L’erbe nemiche; e degli armenti appresso;
315Poi delle gregge alfin, cui tutto manche.