Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/217

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Benché l’ottavo in ciò più lode porte.
Nei cinque altri miglior che vengon dietro,
Può le piante innestar, spander i semi;
Può il frumento segar, tosar le gregge,
50E donarle al monton chi maschio brami;
Tesser da ricoprir le mense e i letti,
E difender dal giel la sua famiglia.
Quel che segue costor, contrario al seme,
È secondo al piantar: ché ’l troppo umore,
55Come in quello è nemico, in questo è caro.
Quando ella contro al Sol, con larga fronte,
Del fraterno suo raggio tutta splende,
Si den l’opre fuggir; ch’è lor molesto:
Sol aprir si convien con lieto canto
60Del prezïoso vin l’antico vaso,
Che conservi il sapor nell’ultime ore:
Solo è il tempo a domar col nuovo giogo
L’aspro, torvo giovenco; e con lo sprone
E col morso al caval frenar l’orgoglio:
65E chi femmine vuol, marite il giorno,
Delle mandre ch’ei tiene, il forte duce.
Fugga il quinto ciascun, con quelli insieme
Ch’hanno il nome da lui: ché in cotali ore
L’impie Furie infernali intorno vanno
70Tutte, empiendo d’orror la terra e l’onde.
Quel che ne vien da poi ch’ella ha più lume,
Non si tocchin le piante; e l’altro appresso