Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/218

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Per ventilar il gran n’apporta l’ora:
Puosse in questo atterrar nei boschi alpestri
75L’alto robusto pin, l’abete e ’l faggio,
Nel verno, a fabbricar palazzi e navi;
Benché forse indugiar, quando è più scema
L’alma sua luce in ciel, non spiace a molti.
Nel vigesimo dì, nell’altro innanzi,
80Così benigno il Sol ci apporta l’ore,
Che ben puote il villan con ferma speme,
In quel che pregia più, dispensar l’opre:
E se creder si può, questo è quel giorno
In cui nascon color ch’hanno arte e senno
85Di misurar fra noi le stelle e ’l cielo,
E narrar quel che può natura e fato.
Gli altri quattro dipoi speranza e tema
Di quel ch’aggia a venir, ne danno eguale:
I due son da fuggir che vengon poscia.
90Negli altri giorni, allor ch’ella è vicina
Per ripigliar dal Sol novella face,
Puosse il toro domar, romper la terra,
Tirar le navi al mar, tagliar i legni,
E le sue botti aprir. Né sia schernita
95L’antica osservazion; ché spesso alfine
Lo spregiar cose tali apporta danno:
Ché matrigna talor, talvolta madre
Vien la luce del dì nell’opre umane;
E sol l’incominciar può t"rre e dare
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