Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/232

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Veggionsi attorno andar le spesse gregge,
Di spaventoso suon l’aria ingombrando:
Ogni marino uccello, ogni altro insieme
Ch’aggia in stagno, in palude o ’n fiumi albergo,
455Sopra il lito scherzar ripien di gioia
Veggiam sovente; e chi la fronte attuffa
Sott’acqua, e bagna il sen; chi nell’asciutto
S’accorca e s’alza, e ne dimostra aperto
Van desìo di levarse, e dolce speme.
460Or l’impura cornice a lenti passi
Stampar l’arena, e con voci alte e fioche
Veggiam sola fra sé chiamar la pioggia.
Né men la notte ancor sotto il suo tetto
La semplice donzella il dì piovoso
465Può dappresso sentir, qualor cantando
Trae dalla rocca sua l’inculta chioma:
Ché ’l nutritivo umor montando in cima
Dell’ardente lucerna ingombra il lume,
E scintillando vien di fungo in guisa.
470Cotal si può veder tra l’acque e i venti
Il buon tempo seren ch’appresso viene,
A mille segni ancor: ciascuna stella
Mostra il suo fiammeggiar più vago e lieto;
E la Luna e ’l fratel più chiaro il volto:
475Non si veggion volar per l’aria il giorno
Le leggier foglie, né sul lito asciutto
Spande il tristo alcïon le piume al sole: