Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/233

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Non coll’immonda bocca il lordo porco
Or di paglia or di fien sciogliendo i fasci,
480Gli getta in alto, e già seggon le nebbie
Dentro le chiuse valli in basso sito,
Né quel notturno uccel ch’Atene onora,
Già spiato del Sol l’ultimo occaso,
Di noioso cantar intuona i tetti.
485Vedesi spesso allor per l’aër puro
Niso in alto volar, seguendo i passi
Della figlia crudel, per far vendetta
Del suo purpureo crin: ma quella leve,
Pur coll’ali tremanti il ciel segando,
490Va quinci e quindi, e già del padre irato
Troppo sente vicin l’adunco piede.
Sentonsi i corvi allor di chiare voci
Empier più spesso il ciel, poi lieti insieme,
Di dolcezza ripien, per gli altri rami
495Menar festa tra lor, ché già le piogge
Veggion passate, e con desio sen vanno
I figli a riveder nel nido ascosi.
Già non voglio io pensar ch’augello o fera
Per segreto divin prevegga il tempo
500Chiaro o fosco che vien, né sian per fato
Di più senno o veder creati al mondo;
Ma dove o la tempesta o ’l leve umore
Van cangiando il sentier (ché ’l padre Giove
Or con Austro or con Borea or grossa or rara
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