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IN TOSCANA. 325

     Sente un po’ dell’affricogno;
     Tuttavía di mezzo agosto
     590Io ne voglio sempre accosto;
     E di ciò non mi vergogno,
     Perchè a berne sul popone
     Parmi proprio sua stagione.
     Ma non lice ad ogni vino
     595Di Pumino
     Stare a tavola ritonda;
     Solo ammetto alla mia mensa
     Quello che il nobil Albizi dispensa,
     E che fatto d’uve scelte
     600Fa le menti chiare e svelte.
Fa le menti chiare e svelte
     Anco quello,
     Ch’ora assaggio, e ne favello
     Per sentenza senza appello:
     605Ma ben pria di favellarne
     Vo’ gustarne un’altra volta.
     Tu, Sileno, intanto ascolta.
     Chi ’l crederia giammai? Nel bel giardino
     Ne’ bassi di Gualfonda inabissato,
     610Dove tiene il Riccardi alto domíno,
     In gran palagio e di grand’oro ornato,
     Ride un vermiglio, che può stare a fronte
     Al piropo gentil di Mezzomonte;
     Di Mezzomonte, ove talora io soglio