Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/76

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Purché sotto non sia giardino o pianta
Che si deggian pregiar; che tutto ancide
La sottil paglia e le pungenti reste
Che ’n su le verdi fronde il vento spinge.
Sia in alto assisa, e d’ogni parte possa
105L’aura tutta sentir; né monte o colle,
D’alcun luogo che spiri, occupe il fiato.
Sia la forma ritonda: il mezzo in suso
Pur con misura egual s’elievi alquanto.
Chi la potesse aver di vivo sasso,
110Ben felice saria; ma perché avviene
Questo raro o non mai, le pietre e l’erbe
Pria sveglia ivi entro, e tritamente poi
Batta il terreno, e ’n ogni parte adegui.
Poi di putrida morchia il tutto sparga,
115E la lasse scaldar più giorni al sole:
Questa chiude il terren; questa è veneno
Alla notturna talpa, al topo ingordo,
Alla terrestre botta, a tutti quelli
Vermi crudei ch’a depredar son pronti
120Le fatiche d’altrui; questa è cagione
Che null’erba nocente ivi entro nasce.
Poi pigli un tronco, ove talor si truove,
Di marmorea colonna, e non perdoni
Al suo stato real, se fu sostegno
125D’acquidotti alcun dì, d’archi e teatri:
Vada rotando pur di parte in parte,