Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/88

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Ch’al fiorir dell’età tornan canute:
425Poi, qual punger poria più aguta spina,
Che ’l sentirsi talor nel loto involto,
Coi più vili animai vivendo a paro?
E rimirar lassù l’estrema altezza
Che mostrandoci ognor forme sì vaghe,
430Con sì dolci ricordi a sé ne chiama?
Nessun lasci andar via, vivendo a voto,
Quel che senza tornar trapassa e vola:
In qualch’opra gentil dispense il tempo,
Ove l’inchinan più natura ed arte;
435Onde a cosa immortal più s’assimiglie.
Quel coll’armata man (se ’l ciel lo spinge)
Del suo natio terren difenda i lidi
Dal nimico crudel: quell’altro, in pace,
A’ suoi buon cittadin ricordi e mostri
440Come giustizia val, com’ella è sola
Che mantien libertà sicura e lieta:
Quell’altro spieghi in onorati inchiostri
Le cagioni e ’l cangiar del corso umano:
Stenda l’altro, scrivendo, i fatti illustri
445Di quei nostri miglior mille anni innanzi:
E chi non trova pur, qual brama, aita
O di Marte o di Febo, al buon Saturno
Ratto il passo rivolga, e meco vegna
Coll’aratro, col bue, cogli altri ferri
450A rigar il terreno, a versar biade