Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/15

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Le figurine 7


Cadeva rapido il crepuscolo; la luce sfuggiva dalla tetraggine dei campi arati, umidi e neri; dei filari degli olmi scheletriti; della nebbia che celava le montagne e velava di desolazione le cascine e le case sperdute nel freddo. I pappi delle vitalbe coprivano d’una bianchezza funerea le siepi brulle ed irte. E Saverio andava per il fango.

Precorrendo col pensiero rivedeva il fratello, maggiore di parecchi anni, sempre uguale: taciturno, rozzo, e robusto e paziente come i buoi a cui s’affezionava più che agli uomini; rivedeva, invecchiata, la madre; cresciuto il figliuolo. Che smania di stringerselo sul cuore! — Giorgio! Giorgio! — Ma il timore di udirlo piangere, invocar la madre, gli diveniva un senso di peso enorme, addosso.

Eppure aveva seco, nel tascapane, il modo di quetarlo. — Guarda cosa t’ho portato! Un pastorino con l’agnello! — L’aveva comperato a Bologna, sotto il portico della chiesa dei Servi, ove i venditori di figurine da presepio indugiavano sin oltre l’Epifania. Quattro soldi! Per quattro soldi, una volta, se ne avevan quattro delle figure di terracotta.

Il mondo, non c’è che dire, va a rovescio; chi però abbia voglia di lavorare ci troverà sempre da far bene. E la guerra se molti ne