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Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/189

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Il diavolo nell'ampolla 181


godeva perchè, conosciuto che era uno spirito, egli pensava d’aver in sua balia una forza da trarne inestimabile partito. E rideva; e mentre contemplava l’ampolla e la luce che sfavillava dall’acqua attraverso il vetro, sentì schiarirsi la mente come non mai; scorse piana e agevole, di súbito, la maniera per risolvere l’ingarbugliato affare che l’aveva tenuto tanto in pensiero.

E da quel giorno non perdè più nessuna causa. Conquise tutti i giudici, superò tutti gli avvocati di Burgfarrubach; e naturalmente non rimosse più di là lo strumento della sua fortuna: attese a convertire in belle monete d’oro i cavilli, gl’inganni e le cabale della legge.

Nè è da credere che il diavoletto, pur aspettando il dì della liberazione, si trovasse troppo male al fresco dentro la boccia, se gli prestava occasione continua di vederne e udirne delle belle.

Ma degli avvocati non c’è mai da fidarsi. Quello di Burgfarrubach diventò vecchio; e un giorno si imbattè nel priore di certi frati, i quali avevano il convento su un monte lontano dalla città. Ed essendo salutato dal monaco col sorriso di chi ha la coscienza in pace, egli rispose con mal piglio: — Va al diavolo!

Ma appena fu a casa l’insolente si ricordò