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La ciocchettina 65


III.

Oh! dargli una prova che il pensiero di lei non lo abbandonerebbe mai più: sua per la vita e per la morte! Quante volte la morte lo aveva rasentato!; e perciò essa lo amava, ora, di più.

— Un giorno — raccontava Giulio — una nespola abbastanza grossa cadde proprio sul mio carro, s’internò fra i sacchi. Se scoppiava, addio Ida!

Essa, mentre egli parlava, mutava colore; egli sentiva fredda la mano che stringeva nella sua. E si guardavano negli occhi sorridendo.

Era arrivato, Giulio, la mattina. Un saluto ai suoi, ed era corso da lei. E discorrevano, soli, davanti al fuoco. Guardandosi riconoscevano il loro amore più vivo, più forte, più buono; le parole che dicevano, vibravano di un sentimento che ne superava il senso e il suono: così profondo e così grande che il silenzio e la luce degli occhi parevano esprimerlo meglio; e di quando in quando tacevano, e si ascoltavano, finchè il silenzio diveniva una pena. L’Ida allora interrogava; ma non una delle domande gli fece che le amiche si sarebbero immaginate gli rivolgerebbe per gelosia.

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