Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/245

Da Wikisource.

come finì la modestia 231

razza quali i miei? Vi concedo mezzoretta. Ma giuro che nemmeno per svago non viaggerò mai più per le campagne d’Italia! Io son usa al treno lampo, alle automobili, agli aeroplani; non ho tempo da perdere! Oggi, per vendere a pena un centinaio di aratri a vapore, affollare d’infermi tre stabilimenti idroterapici, aprire due esposizioni agricole, me la son presa comoda; ma ho consumato un giorno e sciupati quattro puledri che vinsero le corse a Longchamp, e che serbavo da galoppare piano piano in Inghilterra, quando per caso mi ci trovassi in domenica. Però io ringrazio voi, miei seguaci, d’avermi tenuta compagnia nel noiosissimo viaggio e vi porgo un marengo perchè andiate all’osteria laggiù, a bere un litro alla mia salute. Un marengo anche a voi, postiglioni e musici. Spicciatevi! Quanto a voi, poeti, se v’aggrada, andrete qui intorno cercando il Gran Pan.

Frattanto, in questa valletta ombrosa e fresca, io penserò un milione di telegrammi da spedire domattina ai miei segretari sparsi nel mondo per il progresso delle industrie, delle arti e dei commerci e mediterò un nuovo modo d’annunziare il Tot e le Pink.

.... Che frescura! Che quiete!

Avvezza al fracasso e alle corse sfrenate, quasi quasi mi vien sonno....

La donna umile: — Ahi!

La donna sovrana: — Chi va là, dietro la siepe?