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Il cane dello zio Prospero 21


— È permesso?

Nè aveva ancora risposto — avanti! — che un signore entrò; giovine.

— Disturbo, signor Marzioli? Mio padre mi ha consigliato di venir da Lei per...

— Chi è vostro padre? — interruppe il Marzioli senza muoversi da sedere e senza far complimenti.

— Tarelli! Io sono Diego Tarelli.

Ah! aveva dinanzi il figlio del conte; il più ricco del paese: bisognava riceverlo con garbo.

— S’accomodi! Mi dispiace... — affrettò cerimonioso e imbarazzato —; in questa stamberga..., in questo disordine...

— Amabile disordine! — esclamò, disinvolto, il giovine. — Sapesse come l’invidio, signor Prospero! Lei è il più famoso cacciatore di Romagna! Quante volte a Roma ho pensato a lei!

— A Roma?

— Ci ho compiuti gli studi; e adesso sono, vorrei diventar cacciatore anch’io. Ecco — aggiunse contemplando le gabbie in terra o appese al muro —: ecco i richiami, i cantaiuoli! Quaglie. Un merlo. Cardellini. Fringuelli. Un fanello...

— Un frisone — corresse il signor Prospero.

— Sbagliavo: un frisone; un...

— ... bigione.

— E quante reti! Di quante sorta! Piccole,