Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
116 | Adolfo Albertazzi |
han messa in testa là dentro, dove io non ti avrei mai rinchiusa!
Il rimprovero, che toccava la memoria di sua madre, accrebbe ardire in Livia.
Esclamò:
— Le giuro, nonno, che questa idea mi è venuta dopo che sono uscita di collegio.
E soggiunse subito:
— Mi sono convinta che il mondo è brutto e cattivo.
— No! — il vecchio ribattè forte —: il mondo è buono, è bello per chi ci sappia vivere. Che esperienza puoi averne tu?
A fatica Livia compresse in cuore il suo segreto; frenò l’angoscia; trattenne le lagrime. E rispose:
— Basta guardarsi attorno e ascoltare.
Il sospetto si affacciò ora alla mente dell’Antoni. E chiese:
— Ascoltar che cosa?
— Il dolore degli altri — - disse lei. — Chi non ha da lamentarsi del male che riceve?
— E fra quattro mura tu credi di evitar il male e goder il bene della vita?
Nè attese risposta. Quasi per strapparsi a una enormezza egli si allontanò. E Livia gli tenne dietro singhiozzando sommessamente.
Otto giorni dopo era costretta ad accompagnar il nonno in un lungo viaggio.