Vai al contenuto

Pagina:Albertazzi - Top, 1922.djvu/119

Da Wikisource.
Nella Romagna d'una volta 117


***

Meraviglie dì ogni sorta, spettacoli indimenticabili; ma non una notte la giovinetta si addormentò prima d’aver pensato: «Non mi divertirei come il nonno crede che io mi diverta se non fossi ricca; e non sarei ricca se lui...».

Dal viaggio tornò così stordita e stanca da parere intimamente mutata, queta e remissiva, e il vecchio sperò di guarirla del tutto continuando il rimedio.

Anche l’antica casa parve mutar anima: risonò di feste; risplendè di signorile ospitalità.

E alla giovine non mancarono corteggiatori. Li respingeva con ferma freddezza.

Intanto si compivano i lavori della villa, che un giorno avrebbe dovuto vederla sposa e madre felice. Ma lei non andava una volta a Belpoggio che non pensasse: «Ancora due anni, poi sarò padrona della mia volontà».

E quante volte si ripeteva: «Oh, vivere di solo pane, senza dubitare che sia di origine impura!».

Questo pensiero diventò un’ossessione nella sua mente, tanto più ostinata quanto più caparbio essa giudicava il nonno a non volerla comprendere.

Così non doveva tardar molto il giorno che di quelle due volontà in conflitto l’una si convincerebbe o illuderebbe di aver vinta l’altra.