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Compassione e invidia 155


— Ho un forestiero in casa; un parente di mia moglie.

E sorbendo il caffè troppo caldo prosegui, fra un sorso e l’altro:

— Un suo cugino... Da sette anni non è stato in Italia. Oh che tipo! che bel tipo! Simpaticone! Pieno d’ingegno, di spirito!

Bragozzi, il quale intanto che aspettava il resto della informazione guardava l’amico, chinò d’improvviso gli occhi e pensò: «Uhm! Cugino? . . . In che grado?» .

— ... Capitano di lungo corso. Da pochi giorni è arrivato dall’Australia. E ha avute certe avventure... Oh! oh!

Varni rideva di gusto, dopo aver posata la chicchera sul tavolino e mentre si contemplava nello specchio.

— Figurati che ha tre mogli legittime: una nella Nuova Zelanda, una a Borneo e una a Cuba; e tutte e tre fedeli, disgraziato! Se tu lo vedessi a disperarsi! Ah è proprio un’ottima compagnia! deliziosa! Resterà qui otto giorni, e ce ne racconterà delle belle; che ti dirò poi.

«Anche il cugino incomparabile, adesso!», pensava Bragozzi. Tuttavia sorrise, per accondiscendere alla contentezza dell’amico; lo scusò del non restare; lo salutò: — A rivederci domani! —; e andò difilato a casa, a portar la notizia alla Cloe.

— Cugino? — la signora esclamò appunto