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30 | Adolfo Albertazzi |
Elena — sposa!
Lo zio Prospero impallidì; diventò rosso; tacque finchè fu certo di poter dissimulare la passione con lo sdegno. Un lungo attimo; e aggrottate le ciglia, esclamò:
— Non aspettatevi regali, non aspettatemi alle nozze. Sono uno da star a pari dei Tarelli, io?
Bene. Non si commosse Adelmo; chiese soltanto:
— C’è altro?
— Nient’altro — rispose Prospero allontanandosi e premendosi con la mano il cuore.
VII.
E rimise il collare a Top. Ma chiuse per sempre il camerone delle memorie e delle glorie sue e familiari.
Alla Valletta — ove dimorava in una piccola stanza simile a una cella — consumava molta parte del giorno leggendo o tentando di leggere. Aveva dato la libertà ai richiami e alla civetta; e a caccia non andava più che con Top, senza sparare un colpo. Nel dissidio che era in lui fra l’energia della razza e l’affievolimento dell’amore — l’amore per tanti anni respinto — l’amore troppo tardi conosciuto — ora si meraviglierà di aver potuto incrudelir con le creature innocenti e liete eppur godere, nel tempo stesso, della comunione di sè