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58 Adolfo Albertazzi


Pazza? O piuttosto in quella donna sopravviveva qualche cosa dell’anima primitiva, quando l’umanità non si era fatta estranea e insensibile alla natura? Naturalmente — senza riflessione, senza contemplazione, senza ammirazione — la vecchia cedeva alle stesse energie di vita, che, indistinte, traevano liete voci dagli animali, e colori e profumi dalle piante, e rispondevano nel fiume, contro i monti, nel cielo. E cantava, così, priva di pensiero, per un ignaro irresistibile consenso del suo spirito alla vita universa.

Se non che, al cader del giorno anche lei si raccoglieva; pensava anche lei. E allora soffriva.

Era un presentimento, conoscendo lei pure il carattere aspro, violento, pericoloso, del figliuolo? o era un’oscura temenza che aveva nel sangue, ereditaria? o un panico per qualche recente ricordo di sanguinoso assalto?

Ogni giorno, all’imbrunire, la madre usciva in mezzo alla strada e vi restava immobile, attendendo, in ascolto. Se percepiva da lungi il noto trotto, tanto diverso a’ suoi orecchi da quello d’ogni altro cavallo, gridava forte: — È qui! è qui! —; come annunciasse al mondo intero una miracolosa salvezza; e rincasava trafelata a scaldar le vivande, mentre Elena si ritraeva, saliva alla sua camera.

Ma se l’arrivo di Agostino tardava o mancava, allora la madre cominciava a dolersi: — Oh poveretta me! oh Madonna santa! —; e dalle pa-