Vai al contenuto

Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/37

Da Wikisource.

I.

Nella notte, tra ’l gracidare delle rane e lo stridere dei grilli, gli amanti, che la fossa divideva, mescevano brame molte e piú promesse in lieve suono di parole, come di sospiri.

Essa stava a una finestra del castello; egli di qua dalla fossa, al margine ultimo. Cosí ogni notte, perché ser Lapo, l’avaro signore del Farneto, non consentiva l’amore della figlia con quel povero cavaliere che era Raimondo di Santelmo; e all’albeggiare Raimondo inforcava il suo fido e bel leardo, e Giovanna lo accompagnava con gli occhi intenti finché egli spariva per il bosco.

La boscaglia in quell’ora si svegliava e l’indefinita letizia della vita universale al far del giorno invadeva l’animo del cavaliere co ’l canto degli uccelli, l’odore delle erbe e degli alberi, la frescura