Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/11

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prologo 5

mortalità. Co’ Macedoni fu seconda la fortuna e prospera quanto tempo in loro stette l’uso dell’armi coniunto con amor di virtú e studio di laude. Vero, doppo la morte d’Allessandro Grande, subito ch’e’ príncipi macedoni cominciarono ciascuno a procurare e’ suoi propri beni, e aversi solliciti non al publico imperio, ma curiosi a’ privati regni, fra loro subito nacquero discordie, e fra essi cuocentissime fiamme d’odio s’incesoro, e arsero e’ loro animi di face di cupiditate e furore, ora d’ingiuriare, mo di vendicarsi: e quelle medesime armi e mani trionfali, le quali aveano occupato e suggette la libertà e forze d’innumerabili populi, le quali aveano compreso tanto imperio, colle quali già era il nome e fama de’ Macedoni per tutto el mondo celebratissima, queste armi medesime invittissime, sottoposte a’ privati appetiti di pochi rimasi ereditarii tiranni, furono quelle le quali discissero e disperderono ogni loro legge, ogni loro equità e bontà, e persegorono ogni nervo delle sue prima temute forze. Cosí adunque finirono non la fortuna, ma loro stultizia e’ Macedoni la conseguita sua felicità, e trovoronsi in poco tempo senza imperio e senza gloria. Ebbe ancora seco la Grecia vittoria, gloria e imperio, mentre ch’ella fu affezionata e officiosa non meno a reggere, regolare e contenere gli animi de’ suoi cittadini, che in adornar sé con delizie e sopra dell’altre con pompa nobilitarsi.

E della nostra Italia non è egli manifesto el simile? Mentre che da noi furono le ottime e santissime nostre vetustissime discipline osservate, mentre che noi fummo studiosi porgere noi simili a’ nostri maggiori e con virtú demmo opera di vincere le lode de’ passati, e mentre ch’e’ nostri essistimorono ogni loro opera, industria e arte, e al tutto ogni sua cosa essere debita e obligata alla patria, al ben publico, allo emolumento e utilità di tutti e’ cittadini, mentre che si esponeva l’avere, il sangue, la vita, per mantenere l’autorità, maiestate e gloria del nome latino, trovoss’egli alcun popolo, fu egli nazione alcuna barbara ferocissima, la quale non temesse e ubidisse nostri editti e legge? Quello imperio maraviglioso sanza termini, quel dominio di tutte le genti con nostre latine forze acquistato, con