Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/142

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136 i libri della famiglia

l’una essaminare lo ’ngegno, lo ’ntelletto, el corpo tuo, e ogni cosa la quale sia in te; poi appresso porre ben mente di quegli aiuti, amminicoli e appoggi e’ quali sono necessarii e utili in quel tale essercizio, a quale ti pare essere più che agli altri sufficiente, di quelli come tu abbia ad averne in tempo attitudine, copia e libertà. Pogniamo caso: se colui volessi essercitare fatti d’arme sentendosi debole, poco robusto, poco valente a sostenere le fatiche, a durare nel sudore, a stare nella polvere, sotto l’aria, sotto el sole, questo per lui non sarebbe atto essercizio. E se io volessi seguire lettere sendo povero, non avendo ben donde supplire alle spese, quali non poche si convengono agli studii delle lettere, ancora non sarebbe questo essercizio per me. Ma volendo tu darti a cose civili, trovandoti moltitudine di parenti, copia d’amici, abondanza di roba, e in te sendo d’ingegno, d’eloquenza e di grazia non rozzo, né inetto, quello essercizio ben si farebbe per te. Vorrassi adunque prima contrapesare fra sé stessi ogni cosa, come dissi, quanto la natura abbia donato a te e al corpo tuo, e quanto la fortuna ti conceda e in tempo monstri non privartene. Interviene che alcuna volta si mutano le compressioni, le fortune, e’ tempi e l’altre cose. Allora si faccia come diceva Talete filosofo: «Adàttati al tempo». Se tu avessi a ire in villa possendovi andar bellamente per qualche viottolo, vorresti tu pure irvi per la strada militare e regia quando quella fosse rotta, piena di precipizii, fatiche e pericoli? Credo io che pur no. Anzi, sendo tu non imprudente, andresti per una dell’altre, la quale in sé più fusse onesta e più a te facile. Così sarà nel corso della vita nostra umana prudenza fare. Se ’l fiume e onda de’ tempi, se l’impeto e diluvio della fortuna c’interrompe la via, se la ruina delle cose la impaccia e guastala, vuolsi allora pigliare altro essercizio a tradurci quanto meglio a noi sia possibile verso la desiderata felicità. E non stimo io essere altro felicità se non vivere lieto, sanza bisogno e con onore. E se tu vedrai te essere atto a più che uno essercizio, adrìzzati in prima con quello el quale più sia onorato in sé e utile a te e alla famiglia tua; e a qualunque es-