Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/145

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libro secondo 139

biasimando la tardità e negligenza d’altri, che con essi aversi con negligenza, se così si può dire, affannato, e vedersi non pregiati, ancora e beffati da tutti. Così nel corso e concertazione dell’onore e laude nella vita de’ mortali mi stimo sarebbe utilissimo provedere e prendere atta in prima e facile navicella e via alle forze e ingegno tuo, e con essa sudare d’essere il primo, come agli animi non desidiosi e piccolissimi sta bene sperare e desiderare d’essere, e al tutto contendere d’essere se non il primo almanco tra’ primi veduto fuori di quella moltitudine sconosciuta e negletta, certare con tutte le forze e ingegno di conseguire qualche clarità e laude. A conseguire laude si richiede virtù; a ottenere virtù solo bisogna così volere sé tanto essere, più che parere, tale quale desideri d’essere tenuto. Per questo si dice che alla virtù pochissime cose sono necessarie. Come vedi, solo la ferma, intera e non fitta volontà basta, e sarà in colui fizione, el quale monstrerrà quello volere quale gli dispiace. Ma non ci stendiamo in disputare quanto sia facillissimo conseguire la virtù. Altrove sarà da dirne. Solo statuiamo che a chi cerca meritare il primo, sederà onesto nel secondo luogo; fra gli ultimi niuno siede se non sconosciuto e negletto, ove non si truova onestamento alcuno. E qui sia utile ancora considerare quanto ogni tua opera e fatica ti seguirà con emolumento e profitto, con molto onore e frutto di fama, ove tu te conduchi tra’ primi. Tu vedi in ogni artificio chi si truova più dotto, in colui più concorrono ricchezze, e più tra’ suoi gli s’augumenta autorità e dignità. Pensa tu stessi quali sono quegli, a fare per vil cosa ch’ella sia, diciamo così un calzare, e’ quali non cerchino tra quegli artefici sempre il miglior maestro. Se ne’ vilissimi mestieri sempre i più dotti più sono richiesti, e così più famosi, voglio stimate questo che ne’ lodatissimi essercizii non sarà punto il contrario. Anzi a te più gioverà essere il primo, o vero tra’ primi, quanto intenderai in te essere più parte di felicità che in e’ molt’altri. Se tu sarai litterato, tu conoscerai quanto sieno meno felici gl’ignoranti, e quanto sieno infelicissimi quegli ignoranti e’ quali pure vorranno parere dotti.