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142 i libri della famiglia

privati cittadini, come tutto el dì si truova, molto utilissime. Non si può sempre nutrire chi coll’arme e sangue difenda la libertà e dignità della patria solo con stipendii del publico erario; né possono le republice ampliarsi con autorità e imperio sanza grandissima spesa. Anzi, soleva dire messer Cipriano nostro Alberti che lo ’mperio delle genti si compera dalla fortuna a peso d’oro e di sangue. El quale detto d’uomo prudentissimo se si può riputare quanto a me pare verissimo, certo le ricchezze de’ privati cittadini le quali soppriranno a’ bisogni della patria saranno da crederle utilissime. E secondo che soleva dire messer Benedetto nostro Alberti, quello erario sarà copiosissimo non el quale arà infinite somme di debitori e amplissimo numero di censi, ma ben sarà abundantissimo fisco quello al quale e’ cittadini suoi non poverissimi saranno affezionati, e al quale tutti e’ ricchi saranno fedelissimi e giustissimi.

Né qui a me pare da udire coloro e’ quali stimano tutti gli essercizii pecuniarii essere vili. Io veggo la casa nostra Alberta, come in tutti gli altri onestissimi, così in questi essercizii pure pecuniarii, gran tempo aversi saputo reggere e in Ponente e in diverse regioni del mondo sempre con onestà e integrità, onde noi abbiamo conseguita fama e autorità appresso di tutte le genti non pochissima, né a’ meriti nostri indegna. Imperoché mai ne’ traffichi nostri di noi si trovò chi ammettesse bruttezza alcuna. Sempre in ogni contratto volsono i nostri osservare somma simplicità, somma verità, e in questo modo siamo in Italia e fuor d’Italia, in Ispagna, in Ponente, in Soria, in Grecia, e a tutti e’ porti conosciuti grandissimi mercatanti. E sono e’ nostri Alberti sempre a’ bisogni della patria nostra stati non poco utilissimi. Truovasi che de’ trenta e due danari, e’ quali la patria nostra in que’ tempi spendeva, sempre di quegli più che uno era aggiunto dalla famiglia nostra. Gran somma! ma sempre maggiore fu la volontà, affezione e prontitudine nostra verso la patria. Così acquistammo nome, fama e pregio apresso di tutti, ma grazia e amore più apresso tutte le nazioni strane che appresso de’ nostri cittadini.