Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/149

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libro secondo 143

Ma sia altro tempo a dolerci della fortuna e de’ casi nostri. Gloriànci più tosto e godiamo di quanto si può la famiglia nostra Alberta veramente gloriare. Di questo, Battista e tu Carlo, e’ mi giova ragionare con voi, di simile cose le quali appartenghino a memoria e predicazione delle lode de’ nostri Alberti, uomini prestantissimi e singularissimi, acciò che voi siate cupidissimi, quanto sete, e molto affezionati sempre e volenterosi di mantenere quanto in voi sia, e accrescere in quel tutto potrete la dignità, autorità, fama e gloria di casa nostra, le quali acquistate da’ nostri maggiori, a noi sarebbe vergogna nolle conservare con molta virtù. Dico si può gloriare la casa Alberta che da ducento e più anni in qua mai fu essa sì povera ch’ella non fusse tra le famiglie di Firenze riputata ricchissima. Né a memoria de’ nostri vecchi, né in nostre domestice scritture troverrete che in casa Alberta non sempre fussono grandissimi e famosissimi, veri, buoni e interi mercatanti. Né per ancora in la patria nostra vederete essere durata ricchezza alcuna sì grande, sì lungo tempo, e con manco biasimo quanto la nostra. Anzi, pare in la terra nostra niuna, se non solo la nostra famiglia Alberta, gran ricchezza niuna giugnesse mai a’ suoi nipoti eredi. In pochi dì sono inanite e ite, come dicono e’ vulgari, in fummo, e di qualche una di loro rimasone povertà, miseria e infamia. Non mi piace qui stendere a recitare essempli, né investigare che cagione o che infortunio così tra’ nostri concittadini dilegui le grandissime ricchezze, ché arei troppo che dire, e infiniti m’occorrono essempli verissimi ma odiosi. Sia ditto da me con onore e reverenza delle famiglie: questo sarà dolersi della fortuna, non biasimarsi de’ costumi d’alcuno. Cerchi, Peruzzi, Scali, Spini e Ricci, e infinite altre famiglie nella terra nostra amplissime e oggidì ornatissime di virtù e nobilissime, le quali già abondavano di grandissime e ismisurate ricchezze, si vede quanto subito, ingiuria della fortuna, sieno cadute in infelicità e parte in grandissime necessitati. Ma della famiglia nostra, in ogni altro modo perseguitata dalla fortuna, mai si trovò chi a ragione si chiamasse non giuste e benigne trattato da noi. Mai fu