Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/173

Da Wikisource.

libro terzo 167

dagnando per avéllo a’ bisogni. Procaccia nella sanità pella infirmità, e come la formica la state pel verno. A’ bisogni adunque si vuole adoperare le cose; non bisognando, serbàlle. E così hai: tutta la masserizia sta non tanto in serbare le cose quanto in usarle a’ bisogni. Intendi?

Lionardo. Sì bene, però che non usare a bisogni sarebbe avarizia e biasimo.

Giannozzo. Ancora e danno.

Lionardo. Danno?

Giannozzo. Grande. Ha’ tu mai posto mente a queste donnicciuole vedovette? Elle ricolgono le mele e l’altre frutte. Tèngolle serrate, sèrballe, né prima le guaterebbono s’elle non fossero magagnate e guaste. Fanne conto; troverrai ch’ella n’averà a gittare e’ tre quarti pelle finestre, e può dire averle serbate per gittarle. Non era meglio, stolta vecchierella, gittare quelle poche prime, prendere le buone pella tua mensa, donarle? Non si chiama serbare questo, ma gittare via.

Lionardo. E quanto meglio! Arebbene qualche utile, o vero gliene sarebbe renduto pur qualche grazia.

Giannozzo. Ancora: e’ cominciò a piovere una gocciola in sulla trave. L’avaro aspettava domani, e di nuovo posdomane. Pioveva ancora; l’avaro non volle entrare in spesa. Di nuovo ancora ripiove; all’ultimo il trave corroso dalle piove e frollo si troncò. E quello che costava uno soldo, ora costa dieci. Vero?

Lionardo. Spesso.

Giannozzo. Però vedi tu ch’egli è danno questo non spendere e non sapere usare le cose al bisogno. Ma poiché la masserizia sta in usare e serbare le cose, veggiamo quale cose s’abbino a usare e serbare. E qui in prima a me pare che volere usare e serbare le cose altrui sarebbe o arroganza, o violenza al tutto o ingiustizia. Dico io bene?

Lionardo. Molto.

Giannozzo. Però conviene le cose di che noi abbiàno a