Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/247

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libro terzo 241

comandare, come quella ch’era usata ubidire alla madre, e ancora la vedeva oziosetta, e pareva alquanto starsi malinconosa.

Lionardo. E a questo non rimediasti voi?

Giannozzo. Rimediai. Quando io giugneva in casa, io la salutava con apertissimo fronte, acciò che ella vedendo me lieto ancora si rallegrasse, e vedendo me stare tristo non avesse cagione di contristarsi. Dipoi li dissi come el compar mio, uomo prudentissimo, solea subito tornando in casa avedersi se la moglie sua, la quale era ritrosissima, avesse conteso con alcuno, non ad altro segno se non quando e’ vedea ch’ella fusse meno che l’usato lieta. E qui, molto biasimandoli el contendere in casa, io affermava che le donne sempre doverebbono in casa stare liete, e questo sì per non parere diverse come la comare e contenziose, sì ancora per più piacere al marito. Una donna lieta sempre sarà più bella che quando ella stia accigliata. «E ponvi mente tu stessi, moglie mia», dissi io, «quando io torno in casa con qualche acerbo pensiero, che spesso accade a noi uomini perché conversiamo e abbattiànci a’ malvagi maligni e a chi ci inimica, tu, così vedendomi turbato, tutta in te t’atristi e dispiaceti. Così stima interviene e molto più a me, perché so tu non puoi avere in animo alcuna acerbità se non di cose quali vengono solo per tuo mancamento. A te non accade se non vivendo lieta farti ubidire e procurare l’utile della nostra famiglia. Per questo mi dispiacerebbe vederti non lieta, ove io comprenderei con quello tuo attristirti confesseresti avere in qualche cosa errato». Questo e molte simili cose atte alla materia più volte li dissi, confortandola al tutto fuggisse ogni tristezza, sempre a me, a’ parenti e agli amici miei si porgesse con molta onestà, lieta, amorevole e graziosa.

Lionardo. E’ parenti assai credo essa potea conoscere quali fossino, ma non so quanto a una giovinetta di quella età sia facile discernere chi sia amico, ove troviamo in la vita quasi niuna cosa più difficilissima che in tanta ombra di fizioni, in tanta oscurità di voluntà, e in tante tenebre d’er-