Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/251

Da Wikisource.

libro terzo 245

studiosi, i quali tutto il dì leggete e vedete divini ingegni, trassinate sentenze nobilissime, trovate detti prudentissimi apresso quelli vostri antichi, le quali cose in parte alcuna non sono in me? Ben mi sono certo ingegnato dire cose utili, quali dirle con eloquenza, con ordine, intesservi essempli, adducervi autorità, ornalle di parole, come solete dire voi che bisogna, arei né saputo né potuto; ché mi conoscete sono idiota. Quello che io volessi dire d’altra cosa in quale io sono meno pratico non sarebbe degno d’audienza, né anche quello della masserizia si potesse per me narrare sarebbe se non quanto per lunga pruova così truovo essere utile; sì che dicoti, Adovardo mio, non ti dolga non ci essere stato. Tu hai moglie e figliuoli; pruovi e conosci di dì in dì quello medesimo quale ho conosciuto io, e quanto tu hai più ingegno di me insieme e più dottrina, tanto più e presto e meglio da te a te comprenderai e’ bisogni, il modo, l’ordine e tutto quello si richiede alla masserizia.

Adovardo. Né Lionardo stima di voi più che vi meritiate, né voi ragionando della masserizia potresti parlare se non utilissimo. E arei io caro per altre cagioni avervi udito, e per questa ancora, per riconoscere se l’opinione mia fusse simile al giudicio vostro.

Giannozzo. Potrei io giudicare di cosa alcuna se non ben volgare e aperta? E potrei io, Adovardo, interpormi in causa alcuna ove il tuo sentimento, le tue lettere non ponessoro il giudicio tuo molto di sopra al mio? Io sempre sono stato contento non più sapere che quanto mi bisogna, e a me basta intendere quello che io mi veggo e sento tra le mani. Voi litterati volete sapere quello che fu anni già cento, e quello che sarà di qui doppo a sessanta, e in ogni cosa desiderate ingegni, arte, dottrina ed eloquenza simile alle vostre. Chi mai potesse satisfarvi? Io certo no. Di quelli non sono io. E dicovi tanto, forse mi può essere caro tu, Adovardo, non ci sia stato presente, non perché io stimi da meno il giudicio di Lionardo che il tuo, Adovardo, ma perché così arei avuto a satisfare a due voi litterati; ove forse avessi voluto parervi