Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/327

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libro quarto 321

e biasimo, fùggollo come uomo pestifero e venenoso. E certo viltà d’animo troppo da vituperarla, non che con false diffamazioni, ma in modo alcuno con parole, benché grave offeso, vendicarsi; officio di feminelle in ogni forza d’animo deboli, solo darsi in cinguettare audaci. Ciro re de’ Persi el giovane ferì a morte con un dardo Menete suo condutto milite, perché molte parole brutte dicea in Alessandro contro cui erano armati: «Io te», disse, «nutrisco perché tu combatta col ferro contro Alessandro, non co’ maleditti». E qual sarà a chi non dolga la turpitudine sua vedendo contro a’ suoi detti palese e chiara la virtù di chi e’ biasima?

Lionardo. E quanti troviamo qualunque dì molti, detti prudenti, quali fra le prime gravi iniurie ascriveno qualunque parola sia di sé detta non onoratissima e piena di lode, e in luogo di capitale inimico statuiscono chi così gli offende, e nulla lasciano a vendicarsi. E dicono, qual sentenza e tu testé approvavi, nulla essere da tanto pregiare quanto la fama, e in luogo volar le parole e tanto portare contro la fama peste, che né saetta di Iove alcuna ivi tanto nocerebbe. E adducono quella antiqua sentenza di Zenone filosofo: «S’io non curo e’ mal’detti di me, né io ancora sentirò le lode». E muoveli Chilone antiquo filosofo, quello el quale per letizia, ché vide el suo figliuolo in Olimpide vittore e coronato, finì sua vita; domandato, rispuose essere difficilissimo tenere e’ secreti, ben usare l’ozio e potere tolerare le iniurie. Onde non biasimano Coriolano, el quale affermava la austerità e pertinacia, soprastare a tutti, sottomettersi a niuno, proprio essere d’animo grande e officio di fortitudine. E Alcibiade non riprendeno, el quale dannato capitale dalla patria, e per quello fuggendo ai Lacedemoni, disse fare, quanto poi con armi fece, sentirli sé essere in vita. E confermono la sentenza di Publio poeta: «Soffrendo l’antica iniuria s’invita a nuova iniuria». E certo iudicano doversi contra l’iniurie fortitudine, e piacegli a suo proposito addurre Eraclito, ove disse: «L’iniurie si debbano spegnere». E approvano chi dica: «Se soffri l’iniuria, favoreggi l’iniusto». E lodano Agatocle, el quale,