Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/341

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libro quarto 335

spiace, da noi sia mal volentieri veduto. Così se in noi fussero atti alcuni immodesti, dobbiamo iudicare potrà sorgerne grave odio di noi a chi così impettorati ed elati ci appresenteremo. Sallustio scrive che Iensalo prese a sdegno gravissimo che ’l fratello suo Aterbal li si pose superbo in sedere a sé di sopra. Gracco, tornato da Cartagine, nuova tolse casa presso al mercato tra’ poveri artigiani, per monstrarsi volere essere non superiore agli altri, né sé stessi estorsi in fasto e superbia. Così adunque noi conterremo e moderremo, e niuno indizio di superbia vorremo in noi essere palese. E molto più ogni oscenità e incivilità di vita e di parole vorremo da noi molto essere lontana. E sarà nostro officio biasimare niuno, lodare chi ’l meriti, e darci quasi precones e promulgatori delle virtù de’ nostri amici, proprio come quasi diamo opera che molti siano testimonii delle lode sue e della benivolenza nostra. Scrivea Isocrate a Demonico che l’inizio della benivolenza era lodare, della malivolenza biasimare. Fuggiremo adunque mai con atti né con parole biasimare alcuno, e daremo opera, servata la dignità, che persino a’ minimi conoscano da noi essere lungi ogni fasto e vana pompa, e sentano nostra umanità e cortesia sempre essere pronta a farci amare. E quanto Lelio apresso di Cicerone dicea sé in cosa alcuna mai essere stato grave a Scipione, mai da lui avere ricevuto cosa ingrata, così noi molto fuggiremo essere non iocundissimi e accettissimi a chi vorremo esserci affetti di benivolenza. E dove in quelli quali riputiamo benivoli, quasi da natura forse saranno elevazioni d’animo inette, e arderanno d’immodesta e non molto comportabile cupidità d’essere più ch’e’ non meritano onorati e pregiati; e dove alcuni forse saranno di natura dura e solitaria, ivi esclusa ogni assentazione, qual sempre fu servile e indegna d’animo onesto, provederemo con dolcezza e iocundi ragionamenti contenerli a noi molto benivoli. E come diceano sapea Alcibiade, così noi imitaremo el cameleonte, animale quale dicono a ogni prossimo colore sé varia ad assimigliarlo. Così noi co’ tristi saremo severi, co’ iocundi festivi, co’ liberali magnifici; e quanto