Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/35

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libro primo 29

meva me parte a pietà, parte a compassione. Conoscermi ancora me essere padre, a’ figliuoli d’un amico, parente buono amorevole, a quelli che per sangue mi debbono essere cari, e tanto più poiché e’ sono a noi stati racomandati, non far quel medesimo loro che a’ miei, non essere inverso di loro animato come a’ propri miei figliuoli, veramente, Lionardo, sarei non buono parente né vero amico, anzi mi giudicaresti spiatato, fraudulento e bene di cattivissima condizione, sare’ne biasimato, infame. E chi non dovesse de’ pupilli avere piatà? E chi non dovesse avere sempre inanzi agli occhi quel padre di questi orfani, quel medesimo tuo amico, e quelle ultime parole inscritte nel cuore, quali coll’ultimo spirito quel tuo, quel parente e amico ti racomanda la più carissima cosa sua, e’ figliuoli, fidasi di te, lasciali nel grembo, nelle braccia tue. Quanto io, Lionardo mio, sono di questo animo, che inanzi che io lasci costoro qui avere minimo disagio alcuno, prima patirò che a’ miei proprii ogni cosa manchi. Delle necessità de’ miei io solo n’ho a conoscere, ma de’ mancamenti in chi m’è racomandato n’arà ogni buono, ogni piatoso, ogni discreto a giudicare. E così a noi è debito satisfarne alla fama, allo onore, al ben vivere e a’ costumi. E stimo così: chi o per avarizia, o per negligenza lascia uno ingegno atto e nato a conseguire pregio e onore perire, costui merita non solo riprensione, ma ben grandissima punizione. S’egli è poco lodo non custodire, non tenere pulito e in punto el bue, la giumenta; e s’egli è biasimo, per inutile ch’ella sia, lasciare la bestia per tua negligenza perire, chi uno umano ingegno terrà sommerso fra le necessitati e malinconie, disonorato, arallo a vile, patirà per sua inerzia e strettezza che manchi e perisca, non sarà costui degno di grandissima riprensione? Sarà egli da nollo stimare ingiusto e inumanissimo? Non meriterà egli molto odio appresso de' buoni e molta infamia? Ah! guardisi di tanta crudeltà, tema la vendetta d’Iddio, oda quel publico espertissimo e verissimo proverbio quale si dice: «chi l’altrui famiglia non guarda, la sua non mette barba».