Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/41

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libro primo 35

E sai quanto sia nella inferma e scostumata balia pericolo come di lebra, epilenzia, e così di tutte quelle gravissime infermitati, quali si dice possono venire dalla poppa; e anche sai quanto siano rare le buone nutrice e da molti richieste.

Ma che vado io pure racontando ogni minima cosa? Poiché m’è più caro stimi e’ figliuoli siano, come a dire il vero sono, a’ padri grandissimo sollazzo, que’ piccini vederli lieti atornoti, maravigliarti d’ogni loro atto e parola, riputarla da grande sentimento, prometterti fra te stesso assai buona speranza. Una cosa forse può far piccole queste dolcezze e renderti molto maggiori e più cocente cure all’animo. Stima tu a chi duole vederli piangere se forse cadendo un poco si li percuotono le mani, quanto gli sarà molesto pensare che più fanciulli di quella età che d’ogni altra periscono. Pensa quanto gli sia acerbità aspettare d’ora in ora essere privato di tanta voluttà. Anzi mi pare questa età prima esser quella che da ogni parte sparge le molte e grandissime maninconie, e quasi solo questa si vede piena di vaiuoli, fersa e rosolia, né mai sta senza crudezze di stomaco, al continuo giace deboluzza, e sempre langue carca di molte altre infermità, quali né tu conosci, né quelli picchini ti sanno dirle, onde in te stimi ogni loro piccolo male essere grandissimo e tanto maggiore quanto ti sfidi come a non conosciuta malattia vi si possa dare vero e utile rimedio. Però ogni minima dogliuzza de’ figliuoli nell’animo de’ padri tiene grandissimo tormento.

Lionardo. Troppo aresti tu caro, Adovardo, ch’io non potessi più come colui dire quello che si riputa felicissima cosa: «mai ebbi moglie». Ben sai tu se io vi sono di buono e ardente animo, e credo non fastidia te che a me siano da molti, quanto troppo spesso sono, l’orecchie riscaldate. E veggo non t’è a odio che chi non ha che dirmi, chi altrimenti si truova povero di parole, mancandogli ogni altra trama a ragionare, entri a cinguettare a darmi moglie, e qui effunda grandissimi fiumi d’eloquenza in demonstrarmi e lodarmi el coniugio, la società constituta da essa primeva natura, la procreazione de’ successori eredi, l’accrescimento e